mercoledì 6 gennaio 2010

Il benessere degli animali in apicoltura 2a parte: l’influenza delle condizioni ambientali

L’attività dell’alveare è in stretta relazione con l’ambiente circostante, questa interazione è governata, possiamo dirlo in via del tutto generale, dalla variazione stagionale del rapporto giorno/notte e dalle condizioni climatiche.
Non possiamo trascurare il fatto che ogni variazione stagionale e climatica non ha soltanto un’influenza diretta sulla vita dell’alveare infatti è importante non dimenticare il fondamentale ruolo di mediazione delle piante dalla cui vita dipende più direttamente quella delle api, il flusso di alimento che deriva unicamente dalla produzione delle piante,  è la leva che regola l’attività interna dell’alveare.

L’alternarsi delle stagioni ha plasmato la vita dei vegetali così che tante specie possono colonizzare lo stesso ambiente senza essere necessariamente concorrenziali; lo strumento che permette questo miracolo è il seme, una cassaforte che si apre soltanto in determinate condizioni e che può rimanere dormiente per tempi lunghissimi in attesa delle condizioni ideali. Questo meccanismo è il responsabile della apparente improvvisa colonizzazione di un dato luogo da parte di una particolare pianta o della sua quasi completa assenza l’anno successivo. Le api hanno imparato ad approfittare di ogni pianta, come fonte di nettare e polline, per perseguire lo stesso scopo di ogni altro essere vivente, la perpetuazione della specie e la massima diffusione nell’ambiente.
Il più importante fattore limitante lo sviluppo dell’alveare è la disponibilità di pascolo che, a sua volta, dipende da molti altri fattori capaci di influenzare la vita ed il comportamento delle piante. L’alternarsi delle stagioni, le condizioni microclimatiche ed in particolare il prolungarsi delle ore di luce, che stimolano la produzione di ormone florigeno, sono i segnali che danno l’avvio alle fioriture.


La fioritura in atto non è sinonimo di pascolo per le api, molti fattori possono influenzare negativamente da un lato la produzione del nettare o dall’altro ostacolarne la raccolta. Ogni ape porta nella borsa melaria soltanto sessantacinque milligrammi di nettare e per fare il pieno deve visitare da qualche decina a molte centinaia di fiori. Il tempo impiegato per portare a termine un viaggio dipende, in prima approssimazione, dalla specie visitata e dalla distanza della fonte dall’alveare. Influenzano negativamente il raccolto: l’elevato sbalzo termico tra il giorno e la notte che rallenta o impedisce la formazione del nettare, la siccità, il vento che asciuga il nettare prima che le api lo possano raccogliere e che ne ostacola il volo. Non è possibile organizzare un calendario delle fioriture che abbia validità generale, ogni apicoltore si crea il suo calendario delle fioriture legato al particolare microclima dell’area in cui operano le sue api. La pratica del nomadismo ci fornisce uno strumento in più per migliorare i raccolti e mantenere gli alveari nell’abbondanza. Nell’ultimo decennio, piano piano, molte cose sono cambiate dal punto di vista climatico, soprattutto nel periodo primaverile; ad esempio nella fascia costiera della provincia di Trapani che si estende per poco meno di 200 chilometri con un orientamento che varia con continuità da nord-ovest a sud, per una profondità variabile tra i trenta e i quaranta chilometri, le api sempre più frequentemente disertano le fioriture come quelle della sulla e dell’arancio che storicamente sono sempre state le più appetibili, mentre se ci spostiamo più all’interno sconfinando nelle province di Palermo e di Agrigento, dove a causa della maggiore distanza dal mare e altitudine le suddette fioriture ritardano da uno a due mesi, le api trovano da raccogliere regolarmente. Ancora non sappiamo le cause di questo fenomeno è probabile che sia responsabile la forte escursione termica giorno/notte nel periodo primaverile che stressa le piante, rallentando o annullando la produzione di nettare. Di contro non si notano variazioni oltre la norma sui raccolti estivi. Questo è solo un modesto esempio di come le condizioni ambientali possono influenzare l’efficienza e perfino la sopravvivenza degli alveari.
Cosa può fare l‘apicoltore ?
Tenendo fermo l’obiettivo del benessere dell’alveare ci sono molti piccoli e grandi accorgimenti che l’apicoltore può mettere in campo che vanno dalla scelta delle postazioni alla stesura del calendario delle fioriture, dal nomadismo all’alimentazione di soccorso, dal pareggiamento primaverile all’invernamento, dall’alimentazione stimolante e di soccorso alla lotta ai parassiti.
Ognuna di queste azioni meriterebbe una trattazione particolare e approfondita, per gli interessanti dettagli tecnici che si possono evidenziare per renderle più rapide, economiche ed efficaci; nella vasta letteratura apistica esistente, ogni autore mette in evidenza l’uno o l’altro di questi aspetti a seconda delle sue necessità ed esperienze.
Vincenzo Stampa

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