giovedì 22 gennaio 2015

L’alveare fa i conti con il clima

Gli effetti spettacolari dell’aumento della temperatura media del pianeta sono periodicamente riproposti dai media; riduzione delle calotte polari, arretramento dei ghiacciai montani, maggiore frequenza e potenza degli uragani, il rapido susseguirsi di condizioni estreme, ecc.

Eppure se guardiamo l’innalzamento medio globale della temperatura negli ultimi 130 anni (fig.1), la variazione di 0,8°C ci sembra ben poca cosa.

Fig. 1
Se affiniamo le osservazioni e concentriamo la nostra attenzione su un periodo più recente (fig.2), possiamo osservare che, in effetti, soltanto negli ultimi 30  anni la variazione è stata di 0,5°C .

Fig. 2
Eppure queste piccole variazioni e le relative conseguenze, stanno provocando dei grossi problemi alla flora in generale e in conseguenza all’apicoltura.
Quello che si percepisce osservando il comportamento delle piante in relazione alle stagioni è la sempre minore concordanza tra la stagione astronomica e quella climatica.
In particolare, l’attivazione dell’ormone florigeno delle piante è strettamente legata alla luminosità intesa come lunghezza del giorno, ad ogni pianta occorre una certa durata di luminosità per avviare il processo della fioritura.
Le osservazioni sulla fioritura del mandorlo, la prima essenza arborea a fiorire dopo l’inverno, ce ne danno una conferma; la data d’inizio della fioritura è pressoché costante, può avere un’oscillazione anche di una settimana in funzione della temperatura ma, una volta che la fioritura ha inizio la sua durata e sempre la stessa, il fiore, anche se non completamente aperto a causa della temperatura sfavorevole, continua ad invecchiare e, all’innalzarsi della temperatura,  conclude velocemente il suo ciclo.

Un altro esempio molto significativo è dato dalla fioritura del cardo “Galactites tomentosa” (vedi foto).
Galactites tomentosa
Di questa pianta ci sono diverse varietà che fioriscono in tempi molto diversi, nello stesso areale, da febbraio a giugno però soltanto la varietà più tardiva è nettarifera a condizione che ci siano temperature superiori a 24°C.
Sempre più spesso accade che nei mesi di maggio e giugno i venti dominanti spirino da quadranti settentrionali, oscillando tra il maestrale e il grecale.
La conseguenza è che la pianta, pur essendo nel pieno della fioritura, non produce abbastanza nettare, neanche per sostenere i fabbisogni dell’alveare.
La stessa cosa succede in giugno con la fioritura del timo, le ore di luce ci sono tutte ma il persistere di venti che soffiano dai quadranti nord rallenta e addirittura impedisce la produzione del nettare.

Il ripetersi, sempre più spesso, di queste anomalie nella circolazione atmosferica, ha reso aleatorie quelle che da sempre sono state le produzioni di punta della Sicilia occidentale.

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